La Schwa /ǝ / generi sessuali e linguaggio

Mi diverte iniziare questa breve articolo con una frase del protagonista della novella di Pirandello Acqua amara:
Crede lei che ci siano due soli generi, il maschile e il femminile? Nossignore. La moglie è un genere a parte; come il marito, un genere a parte [...] Se mi venisse la malinconia di comporre una grammatica ragionata, come dico io, vorrei mettere per regola che si debba dire: il moglie; e, per conseguenza, la marito. (Nov., I, p. 274).

Gli attuali nuovi valori di inclusività e parità di genere sessuale fanno parte integrante delle traformazioni sociali che si stanno verificando. Questi cambamenti chiedono anche che le lingue si aggornino alle nuove realtà sociali che si stanno esprimendo nella nostra vita quotidiana.

Le lingue sono sempre state costantemente in evoluzione e in questo senso i linguisti (che conoscono già molto bene lo schwa perché è già presente nell'alfabeto fonetico internazionale) si stanno adoperando per adeguare e proporre modifiche al linguaggio corrente.

La materia dei cambiamenti liguistici è molto complessa e non si limita certo a solo questo simbolo si sta discutendo dell'utilizzo del neutro e altri possibili cambienti. Per esempio in Norvegia si sta discutendo di introdurre “hen”. Il pronome in terza persona maschile è attualmente “han” mentre il femminile è “hun” e la proposta è introdurre per persone non binarie il neutro “hen”. Mentre in Francia sta entrando nel linguaggio “iel” una fusione di “il” (lui) e “elle” (lei).

In particolare le persone che non si riconoscono più nel genere eterosessuale chiedono che anche nella linguistica italiana si possa superare, dove è possibile, il genere binario. In una parola dove ci sono diversi generi di persone non si dovrebbe utilizzare un sostantivo maschile per identificarlo. Per fare un esempio pratico se un gruppo è composto di sole femmine si scrive comunque “gruppo” al maschile. Per chi vive in modo fluido, questo è oramai inacettabile. Per fare un altro esempio, questa volta di cambiamento, se in un gruppo di persone ci sono persone maschili, femminili, transgender e altri generi usare il termine “gruppo” al maschile è riduttivo e visto come non corretto quindi si dovrebbe scrivere gruppǝ.

Attualmente le proposte principali riguardano l’impiego dell’asterisco, che però presenta evidenti difficoltà di lettura (è infatti impossibile attribuire un suono a questo carattere grafico), l’utilizzo della vocale “u” o della lettera “x” al fondo delle parole per cui l’aggettivo “belli” riferito a un gruppo misto diventerebbe rispettivamente “bellu” o “bellx”. Oppure semplicemente togliendo l'ultima lettera delle parole tipo siamo qui riunit*.
L'origine dello schawa risale alla lingua ebraica che si diffuse nel medioevo. Sul suo significato ci sono pareri discordanti alcuni ritengono che l'etimologia risalga alla parola shav che significa niente, altri che sia legata al concetto di uguale o pari. Comunque lo schawa di fatto è già utilizzato nella lingua inglese e anche in diversi dialetti nel centro italia.
Mentre l'origine della proposta di usare questo simbolo risale al 2015 quando Luca Boschetto un attivista e appassionato di temi riguardanti l'inclusività di genere e linguistica ne ha proposto l'utilizzo per rispondere all'esigenza di chi non si riconosce in uno dei due sessi maschile e femminile. Nel suo progetto complessivo di riforma linguistica lo schwa viene proposto nei sostantivi singolari mentre per quelli plurali viene proposto lo schwa lunga il cui simbolo è: з.
Le ragioni a favore dello schwa è data dalla somiglianza grafica ad una forma intermedia tra la “a” e la “o” vocali che normalmente identificano il genere maschile e quello femminile.
Una importante linguista italiana Vera Gheno ha dichiarato che lo schwa ha un suono intermedio a differenza della “u” che in alcuni dialetti comunque identifica il genere maschile:“Le sperimentazioni non mi spaventano...ho iniziato a studiare le soluzioni che erano già in uso come l’asterisco, la chiocciola, la x ecc…che hanno tutte un forte limite: si possono scrivere, ma non si possono pronunciare. Da qui l’idea di iniziare a sperimentare lo schwa”.

Ma come si pronuncia? La pronuncia suono della schwa è molto simile ad una "a". Per capirci meglio il suono che sentiamo pronunciare all’inizio della parola inglese “about”: non è una vera e propria “a”, neanche una vera e propria “e”, tanto meno una “o”, ma qualcosa nel mezzo. Basta un po di esercizio e il cambiamento è fatto!

Per concludere recentemente l'Accademia della Crusca ha respinto la proposta dell'uso dello schwa. Nel mio ultimo libro pubblicato ho provato a mettere lo schwa nel titolo e nel testo ma il programma lo ha rifutato. Forse rimmarrà poco più di una provocazione o forse...

Fluida Marret